In una zona desertica tra Disneyland e Las Vegas c’è una stazione di
rifornimento con bar e motel. Arriva a piedi, trascinandosi una valigia, una
imponente turista quarantenne di Monaco di Baviera e vi si installa. Come
la Sägebrecht, rotonda eroina di Sugar Baby (1985), porti luce, ordine,
pulizia e allegria nel sordido Bagdad Café è l’itinerario di un film
accattivante, caloroso e astuto che, dopo Herzog e Wenders, propone un
altro sguardo tedesco sull’America.